e sempre di mirar faceasi accesa (Par. 33.99)
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I morsi della carità

Paola Nasti, I morsi della carità. Dante e la Bibbia, Ravenna: Giorgio Pozzi Editore, Collana del «Bollettino dantesco». Studi e testi, 2024.

Il volume medita sulla caritas come nucleo centrale della riflessione dantesca su temi essenziali quali il cristomimetismo, la santità, la soteriologia, l’ecclesiologia, la profezia, la conoscenza, l’interpretazione biblica e il carisma della parola. L’accesso a questi nuclei tematici e dottrinali è provvisto dall’analisi delle complesse trame dell’intertestualità biblica nell’opera dell’Alighieri. La prima sezione esplora il racconto amoroso elaborato nella Vita nova e in alcuni sonetti di Cavalcanti, proponendo innanzitutto lo studio della dottrina dell’ordinatio charitatis perfezionata dai teologi e dagli esegeti della Bibbia a partire dal Cantico dei Cantici come chiave per intercettare il potenziale gnoseologico del racconto amoroso nella Vita nova. La negazione di questo potenziale nelle Rime cavalcantiane è invece esaminata attraverso uno studio degli usi mariani dell’epitalamio salomonico. La seconda parte del volume considera la caritas non solo come tema fondante del discorso ecclesiologico allestito nella Monarchia e nel Paradiso, ma anche come principio dell’inedito metodo ermeneutico elaborato dal poeta per contrastare gli usi ierocratici della Scrittura. La terza sezione analizza la risposta di Dante alla devozione cristologica tardomedievale, concentrandosi sulla soteriologia della Croce e sul culto di San Francesco e le sue stimmate nella Commedia. Si argomenta come, in entrambi i casi, Dante predilesse il linguaggio nuziale ed erotico del Cantico per mettere la caritas al centro della sua cristologia e superare, almeno in parte, la retorica pietistica del suo tempo incentrata sul corpo e sul dolore della penitenza e del martirio. L’ultima sezione del volume considera i modi della ricezione e dell’interpretazione biblica nel medioevo per esaminare il rapporto tra il Convivio e i libri sapienziali, e illustrare il ‘backstage’ dell’intertestualità scritturale in Dante. Si considerano infatti i molteplici filtri che mediavano la conoscenza della Bibbia e dunque le molteplici strade da percorrere per comprendere le riscritture dantesche del testo sacro. Nell’ultimo capitolo del volume le modalità dell’esegesi biblica servono a spiegare anche l’ipotesi di interpretazione della Commedia come testo profetico modellato sul Cantico offerta da Guido da Pisa nelle Expositiones. La motivazione di questa interpretazione radicale e il vocabolario tecnico utilizzato dal frate carmelitano dimostrano l’importanza della mariologia e del carisma profetico, principi cari al suo ordine, nella sua lettura dell’epitalamio salomonico. Nella sua complessità, il volume invita a studiare la ricezione dantesca della letteratura biblica immergendosi nella fitta catena di testi e contesti che si confrontarono con la Scrittura nel tentativo di svelarne il senso, e ad avvicinarsi a questa nebulosa testuale per ricostruire una langue fatta di immagini, storie, idee, attraverso cui il lettore della Bibbia provava a spiegare il mondo e conquistare l’aldilà.