e sempre di mirar faceasi accesa (Par. 33.99)
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Il Dante di Boccaccio

È da poco stato pubblicato, per le cure di Natascia Tonelli, il volume Il Dante di Boccaccio, Atti del Convegno, Certaldo Alta, Casa di Giovanni Boccaccio (9-10 dicembre 2021). Il volume è il primo di una nuova, importante collana promossa dall’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio: Giovanni Boccaccio. Testi e Studi. La serie mira alla realizzazione di una nuova edizione integrale delle opere del certaldese, e alla pubblicazione di importanti studi e atti di convegno sulla figura dello scrittore. Il volume raccoglie otto interventi di studiose e studiosi che hanno riflettuto su un argomento, per usare le parole di Natascia Tonelli, «impegnativo quanto necessario», tributando, nel settecentenario dalla morte, «un omaggio a Dante e insieme un omaggio a Boccaccio». Gli studi, infatti, sottolineano nuovamente quanto l’opera e la biografia dantesca abbiano influito sulla vita e sulla poesia di Boccaccio, a tal punto – come ricorda Marco Veglia nel saggio che apre il volume – da fondare una vera coppia oppositiva a quella costituita col maestro e amico di una vita, Petrarca. Una attenzione particolare è riservata nel volume alle opere del Boccaccio maturo, e al loro rapporto con il Dante dell’esilio; rapporto che emerge con forza sia sul versante latino (con i due interventi di Angelo Piacentini sul Buccolicum carmen e di Roberta Morosini sulle Genealogie) sia su quello della produzione volgare. Proprio su quest’ultima, oltre al saggio di Philippe Guérin che rilegge il Corbaccio come amplificazione e sviluppo del gabbo vitanovesco, ben due interventi prendono in esame le Esposizioni sopra la Comedia: ultima fatica incompiuta di un ormai anziano Boccaccio, il commento ha goduto solo in anni recentissimi di una riconsiderazione critica, promossa, tra gli altri, proprio da Franziska Meier e Sabrina Ferrara. I saggi tuttavia non si limitano alla sola esegesi testuale, ma restituiscono anche l’immagine del lavoro pratico, di un Boccaccio instancabile copista e postillatore delle opere dantesche – in particolare della Commedia –, testimoniando così l’attenzione filologica ed ermeneutica dedicata dallo scrittore al corpus dell’exul immeritus.

La presenza costante della «prima fiaccola» puntella anche le opere più spiccatamente rivolte ad esaltare Petrarca: come la Mavortis milex degli anni napoletani, primo testo pensato per Petrarca ma esemplato sulla lettera di Dante a Moroello, così anche nella lettera Movit iam diu, di cui Carla Maria Monti ha ribadito la paternità boccacciana, la richiesta del Comune di Firenze, che invitava il poeta a rientrare nella città, è tutta intessuta di richiami alle opere dantesche, e in particolare dell’esilio.

Nel tenere così strettamente congiunti i due autori che più avevano influenzato la sua vita e il suo pensiero, Boccaccio si poneva dunque quale mediatore di due personalità affatto complesse, superando quelle che a prima vista sono delle inconciliabili differenze poetiche ed estetiche.