Un dettaglio della copertina di “PaperDante”, uscito a marzo con Giunti, ©Disney
Recensione a cura di Elisa Orsi
L. Canova, L. Lombardo, P. Rigo, A riveder la china: Dante nei fumetti (e nelle vignette) italiani dal XIX e il XXI secolo, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, 2021
Se è vero che l’importanza della tradizione illustrata della Commedia è oggi un assunto della dantistica, è altrettanto vero che fino a tempi relativamente recenti le cose non sono andate esattamente così. Nel corso del Novecento, le immagini intese ad accompagnare materialmente la lettura del poema hanno faticato non poco a guadagnarsi, all’occhio dei critici, un margine di autonomia artistica, perlopiù qualitativamente subordinate al testo in virtù di un paragone delle arti generalmente sbilanciato in favore di una superiorità intrinseca della Commedia. La questione è ancora più complessa quando a essere coinvolta nel processo di traduzione visiva è un’arte considerata minore, come testimoniato dalla limitata fortuna delle miniature della Commedia almeno per tutta la prima metà del secolo scorso.
L’associazione tra l’antica tradizione illustrativa del poema e il fumetto non è del tutto peregrina: anche Stefano Jossa – nella prefazione al volume curato da Leonardo Canova, Luca Lombardo e Paolo Rigo – parla di una «precoce tendenza alla riduzione fumettistica del testo» (p. 13), testimoniata da alcune tavole del ciclo dantesco di Sandro Botticelli. Ma, se a Botticelli, pur nella varietà di giudizi sulle sue illustrazioni al poema, non è mai stata negata una sicura individualità artistica, generalmente diverso è stato il trattamento riservato a miniatori e illustratori “puri”, a lungo considerati interpreti di un’arte strumentale e perciò incapaci di confrontarsi ad armi pari coi testi poetici, figurarsi con la varietà stilistica e la profondità concettuale proprie della Commedia.
È ancor più significativo, perciò, che a questo volume curato da tre specialisti di letteratura italiana partecipino non solo omologhe e omologhi con contributi sulle interpretazioni e riscritture visuali della Commedia (Federico Rossi, Valentina Rovere, Alessandra Forte, Elena Niccolai, Silvia Argurio, Daniela Bombara, Alessandro Benucci, Giulia Maria Cipriani, Simone Marchesi), ma anche professioniste e professionisti del mondo del fumetto e dell’illustrazione, con interventi sulla tradizione fumettistica di argomento dantesco (Roberto Gagnor, Manfredi Toraldo) e con una galleria di tavole inedite (Susanna Barsotti, Marco Amatori, Alice Boffa, Carola Borelli, Francesco Dossena, Mattia Iacono, Bruno Letizia, Fabio Listrani, Marcello Mangiantini, Fabio Mantovani, Susanna Mariani, Helena Masellis, David Messina, Ilaria Palleschi, Michele Penco, Stella Elisa Cassinese, Virginia Salucci, Alessio Zanon) curata da Valentina Rovere. Questa natura ibrida rappresenta senz’altro uno degli aspetti più interessanti del libro, che indaga il potenziale visivo dantesco sia rivolgendosi al passato, in un’ottica analitica, sia guardando al futuro, attraverso la proposta di nuove visualizzazioni dantesche.
In questo senso, A riveder la china non può essere semplicemente circoscritto al campo delle indagini sul Dante pop e transmediale, ma neppure completamente ricondotto ai consueti sentieri battuti dai dantisti. Esaminare il rapporto tra un classico per antonomasia come Dante e un’arte relativamente marginale nel dibattito sulla letteratura come il fumetto è un’operazione che obbliga chi è abituato a occuparsi di Dante a ricalibrare i propri strumenti interpretativi per rispondere alle sollecitazioni di un medium assai lontano dai presupposti culturali (e spesso anche dai contenuti) del testo di riferimento, così come obbliga chi è abituato a occuparsi a vario titolo di fumetti a inoltrarsi nell’insidiosa selva della Commedia e di tutto ciò che gravita nella sua orbita.
Ma seguire gli sviluppi delle “chine dantesche” in un susseguirsi di analisi mirate permette anche di individuare, se non un vero e proprio itinerario diacronico, perlomeno alcuni snodi cruciali. La materia dantesca si conferma un eccellente spunto creativo, interpretato tanto più liberamente quanto più ci si allontana dall’illustrazione per avvicinarsi al fumetto; d’altra parte, alcuni tratti originariamente propri della Commedia – il suo intento didascalico e il suo stretto rapporto con l’attualità – sembrano sopravvivere anche nelle vignette, pure se con accezioni molto diverse da quelle proprie del testo originale. Il fumetto dantesco, giocando sulla distanza che lo separa dalla forma propria della letteratura alta, non di rado ironizza sulla levatura del Sommo poeta e sull’insostenibile mole di nozioni che istintivamente associamo a Dante. La relazione tra la Commedia e la sfera pedagogico-scolastica si fonda sul concetto di pena: le pene dei dannati e delle anime purganti, ma anche quelle che, suo malgrado, Dante infligge ai poveri scolari costretti a misurarsi con un testo così arduo che ripercorrerne vignetta per vignetta le tappe rappresenta, di fatto, l’ultima chance per arrivare a padroneggiarne i contenuti. Accade così che alcuni elementi-chiave del poema (numero dei canti, personaggi) sopravvivano a dispetto del contesto parodico, con l’obiettivo di consolidare le conoscenze dei lettori, o che fumetti costruiti per avvicinare i ragazzi alla letteratura si misurino col difficile compito di coniugare l’espressività grafica col bagaglio di notizie e di luoghi comuni inevitabilmente legati a Dante.
D’altronde, se alla figura e all’opera di Dante, come ad ogni classico che si rispetti, è affidato il compito di far dialogare linguaggi diversi, i contributi verbali e figurativi di A riveder la china costituiscono un valido punto di partenza per provare a guardare al fumetto dantesco nella sua specificità, da angolature senz’altro inusuali, ma non per questo meno meritevoli di riflessione critica.