di Alberto Casadei
I rapporti fra il cinema, sin dalle sue origini, e Dante, per la rappresentazione della Divina commedia ma non solo, sono stati indagati più volte, soprattutto a partire dagli anni Novanta del Novecento, ma sono stati oggetto di numerose verifiche durante le celebrazioni per il centenario del 2021 e oltre. Un esito molto interessante di questi nuovi sondaggi è rappresentato da Dante e il cinema, volume miscellaneo curato da Antonio Sorella per i tipi di Franco Cesati (Firenze, 2023, pp. 223). Si parte subito con sondaggi relativi al Dante di Pupi Avati e alle perfomances di Roberto Benigni, con le relative riprese: oltre al curatore e all’editore, interviene uno specialista come Franco Musarra. Completa il primo gruppo di interventi l’analisi dedicata al discusso Inferno tratto dal romanzo di Dan Brown per la regia di Ron Howard all’insegna del complottismo e con molte libertà, come mostra Mariaconcetta Costantini.
Parecchi spunti utili anche per la didattica si ricavano da un’ampia rassegna come quella di Antonella Di Nallo sulla Commedia fra teatro, cinema e pratica scolastica, con varie analisi che prendono in considerazione manuali molto diffusi. Dal canto suo Luca Marcozzi si concentra sulle notizie, vere o leggendarie, dedicate al poeta: in particolare si mette a fuoco quali sono stati i nessi fra le biografie antiche (da Boccaccio a Bruni) e moderne e le varie rielaborazioni artistiche dedicate a Dante, a cominciare dalle raffigurazioni dei manoscritti tre-quattrocenteschi. Molto ravvicinata è poi l’analisi testuale proposta da Luigi Spagnolo soprattutto a partire dalle similitudini della Divina commedia, di cui si esaminano le componenti di costruzione scenica e quindi i tratti che si possono comparare con il cinema attuale: la rassegna si chiude con un’utile sintesi per punti essenziali (p. 148).
All’analisi dell’Inferno (1911) di Giuseppe De Liguoro, proposta da Gian Piero Consoli, ne seguono altre di film recenti o recentissimi che hanno tratto più di uno spunto da Dante: è il caso del terribile e, alla fine, dantescamente infernale La casa di Jack di Lars von Trier (2018), su cui ha scritto ricche pagine Ulla Musarra Schrøder. Il rapporto di Pasolini con Dante, specialmente nel modo di trattare le immagini (fra romanzi e cinema), è oggetto di un intervento di Ugo Perolino. Un’ampia panoramica è invece proposta da Barbara Delli Castelli, che presenta una dettagliata e informatissima rassegna dedicata alla fortuna di Dante nei Paesi germanofoni, tra film e documentari, mentre Valeria Giannantonio si occupa con puntualità e acribia di varie trasposizioni otto-novecentesche. Completa il volume un saggio di Rodney Lokaj dedicato a un argomento stuzzicante: il programma iconografico della Commedia aragonese quattrocentesca che “si fa cinematografia”, grazie a scelte particolarmente elaborate e originali dell’illustratore senese Giovanni di Paolo.