di Alberto Casadei
Sono ormai davvero numerosi gli studi dedicati al rapporto di Dante con il Diritto e in generale i fondamenti della Giustizia. Dopo vari lavori già molto approfonditi come quelli, per limitarci agli ultimi decenni, di Diego Quaglioni, Justin Steinberg, Claudia Di Fonzo, Gianfranco Maglio, Daniela Bianchini Jesurum, Sara Menziger, sono usciti ora gli Atti di un importante convegno tenutosi a Torino nel 2020: Dante: filosofia e poesia della giustizia. Dalla “Monarchia” alla “Commedia”, a cura di Erminia Ardissino (Milano-Udine, Mimesis, 2021). Prevalgono appunto gli aspetti relativi alla filosofia del diritto, in particolare riguardo alla concezione umana e teologica della giustizia nell’ambito della trattazione proposta nella Monarchia (esaminata da Paolo Heritier, Matteo Di Giovanni, Raffaele Pinto e, in rapporto al Convivio, Pasquale Porro); non mancano comunque le analisi specifiche di passi del poema e di altre opere, grazie ai contributi di Valerio Gigliotti (su Inf. III), Paola Nasti (su Par. XVIII), Alessandro Vettori (sulla Donazione di Costantino), Erminia Ardissino (su David e i Salmi). Completano il volume gli interventi di Enrico Guglielminetti, Simona Iaria, Sergio Cristaldi, in cui viene toccata anche la ricezione della Monarchia.
Si attendono poi gli Atti di un altro importante convegno, questa volta tenutosi a Ravenna tra il 14 e il 16 ottobre 2021, sul tema Dante e Diritto. Un cammino tra storia e attualità, che ha visto la partecipazione soprattutto di storici del diritto medievale e specialisti di diritto canonico ma anche di altre discipline giuridiche. Il programma è ancora reperibile attraverso il link: https://dsg.unibo.it/it/eventi/convegno-dante-e-diritto-un-cammino-tra-storia-e-attualita.
Ma anche singoli volumi, magari agili, risultano ricchi di spunti interessanti per lo studioso di letteratura. È il caso di La dimensione giuridica in Dante Alighieri di Giuseppe Morbidelli, Emerito di diritto amministrativo alla Sapienza di Roma, autore di un sintetico ma acuto libretto uscito tra le “Piccole conferenze” dei Seminari Mutinensi (collana diretta da Aljs Vignudelli, Modena, Mucchi, 2022). Tenendo nella dovuta considerazione soprattutto i fondamentali studi di Quaglioni, Morbidelli è convinto, con Hans Kelsen, che “Dante non può non essere considerato anche un giurista” (p. 12), il cui problema principale, in questo ambito, è quello del fondamento della sovranità. Al di là delle opportune precisazioni sull’idea di Impero e sulle funzioni dell’imperatore in rapporto alla Chiesa e al papato, molto significativa risulta la sottolineatura delle nuove prerogative attribuite da Dante proprio a una sovranità di tipo pre-statale, esigenza indefettibile per il mantenimento della pace e base per un futuro stato di diritto in cui il potere sia vincolato giuridicamente.
Dal canto suo il linguista e critico Leonardo Terrusi affronta da una diversa angolatura l’intera questione nel volume “Onde convenne legge per fren porre”. Dante e il diritto (Bari, Cacucci, 2021). Pur dedicando vari capitoli al rapporto del poeta con la giustizia e le leggi in generale, Terrusi si concentra poi sull’applicazione sistematica degli ordinamenti giuridici nel “penitenziario dantesco”, in questo seguendo soprattutto le suggestioni degli studi di Justin Steinberg (ricordiamo in particolare la traduzione italiana di Dante e i confini del diritto, Roma, Viella, 2016). Nel nuovo lavoro, vengono riprese in considerazione questioni di grande importanza sul versante dell’ideazione stessa del poema, per esempio se Dante, oltre che nel ruolo di giudice, si ponga pure in quello meno nobile del diffamatore, sapendo di attribuire giudizi negativi e colpe a personaggi che, nell’opinione comune, magari erano considerati positivamente o in ogni caso non erano ‘infamati’. La risposta è che sì, nell’Inferno la volontà di colpire nemici o personaggi ritenuti colpevoli di gravi peccati conduce addirittura a vituperarli, e questo aspetto non può essere sottovalutato nell’interpretazione critica.
Recentissima infine la monografia di Giulia Gaimari Per amore di giustizia. Dante fra diritto, politica e teologia (Ravenna, Longo, 2022), nella quale prevale appunto l’analisi filosofico-teologica del concetto di giustizia, ma si tiene abbondantemente conto del quadro storico-culturale fiorentino alla fine del Duecento. Con questo lavoro Gaimari porta a compimento ricerche che avevano già prodotto un frutto importante nel volume, da lei curato con Catherine Keen, Ethics, Politics and Justice in Dante (London, UCL Press, 2019, disponibile anche in open access), con contributi, oltre che delle curatrici, di Anna Pegoretti, Nicolò Maldina, Giuseppe Ledda, Nicolò Crisafi e Elena Lombardi, Justin Steinberg, Filippo Gianferrari, Sabrina Ferrara, Claire E. Honess e Matthew Treherne.