Marcello Ciccuto è professore ordinario di Letteratura Italiana presso il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa. Tra le molteplici attività che lo vedono coinvolto, ricordiamo che è direttore delle riviste scientifiche «Letteratura & Arte», «Hvmanistica», «Studi rinascimentali», «Italianistica», membro del Comitato Scientifico di «Dante Studies», «Text», «Albertiana», «Quaderns d’Italià» , membro del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della morte di Dante Alighieri (1321-2021). Come studioso è uno dei maggiori esperti di Dante, ma i suoi campi di indagine spaziano dal Medioevo al Novecento, con particolare attenzione ai rapporti tra arte figurativa e letteratura.
Lo abbiamo intervistato in qualità di Presidente della Società Dantesca Italiana (SDI), incarico prestigioso che ricopre dal 2015.
Da sempre la Società Dantesca promuove e contribuisce a divulgare iniziative che abbiano lo scopo di tener vivo il culto di Dante. Quali sono i progetti attuali di cui si occupa la Società Dantesca?
Nel solco di una tradizione ormai consolidata lungo l’arco di un secolo e più, la nostra Società Dantesca porta avanti più gruppi di iniziative legate alla diffusione e all’approfondimento della cultura dantesca. In primo luogo mi piace ricordare il grande lavoro condotto da studiosi e filologi di prestigio internazionale, inteso al completamento del canone delle opere di Dante nell’Edizione Nazionale: sono previste entro il 2021 le uscite delle edizioni critiche di Epistole, Ecloge, De vulgari eloquentia e soprattutto dell’intera Commedia, che porteranno come prevedibile contributi di conoscenza nuovi e rilevanti ad ampio raggio. Non posso non menzionare poi la continuazione di imprese che vedono coinvolti studiosi da tutto il mondo, come le serie di Lecturae Dantis, svolte ogni anno per cicli nella splendida e sempre affollata Sala Mazzoni del nostro Palagio dell’Arte della Lana; i workshop dedicati ai testi danteschi, con la partecipazione così di maestri della critica dantesca come di giovani ricercatori e studiosi; la miriade di convegni che hanno portato a pubblicazioni di Atti degni di memoria quali quelli sull’”Ovidio di Dante”, “I Classici di Dante” e “I libri di Dante”, assieme a “Dante nell’Ottocento”, “I personaggi della Commedia” o “Le lecturae dantis nei secoli”, a fianco di un’attività editoriale assai cospicua anche in numerose altre direzioni.
In vista dell’anniversario della morte di Dante che ricorre nel 2021, la Società ha già in cantiere qualche proposta?
In previsione del Centenario della morte del Poeta, già da due anni un équipe sta lavorando alla Mostra “Dante e il suo tempo nelle Biblioteche fiorentine” che, fornita anche di un poderoso catalogo-enciclopedia destinato a diventare un testo di riferimento e di consultazione per ogni cultore e studioso dell’opera del Poeta, permetterà di vedere nelle tre principali Biblioteche fiorentine, Mediceo-Laurenziana, Riccardiana e Nazionale Centrale, i codici più importanti che ci hanno trasmesso l’opera dantesca – ma anche di sfogliarli virtualmente grazie alle moderne tecniche informatiche. L’iniziativa si collegherà idealmente ma anche concretamente con un’affine mostra di codici e cimeli danteschi che la SDI patrocina e co-organizza con l’Istituto Beni Culturali di Bologna e che vedrà coinvolte tutte le principali biblioteche dell’Emilia-Romagna.
Il 25 marzo sarà una giornata nazionale interamente dedicata a Dante, entrata nel calendario con l’approvazione del Consiglio dei Ministri. Che cosa pensa dell’istituzione del Dantedì?
L’istituzione del Dantedì è stata una mossa molto azzeccata. Questa ricorrenza annuale sarà un’occasione in più rispetto ad altre per ricordare in tante sedi e a tutti coloro che saranno nel mondo sintonizzati su questo evento che l’avventura poetico-intellettuale del viaggio dantesco è quella che ancora oggi sta a fondamento di alcune delle più nobili radici della storia nella quale viviamo, dalla cultura globalmente intesa come mezzo ‘di civiltà’ all’identità storico-linguistica degli italiani all’impegno attivo nel mondo che dà un senso davvero speciale al nostro vivere.
Sui banchi di scuola molto spesso i docenti sottopongono agli alunni lo studio dei canti della Commedia più noti e di maggiore impatto emotivo. Ce n’è uno tra quelli meno conosciuti che consiglierebbe di leggere?
Sempre difficile immaginare una scelta selettiva fra capolavori, dato che per ogni studioso è giocoforza portare in campo – quando si deve rispondere a proposte del genere – il bagaglio delle proprie e più specifiche conoscenze oltre ai gusti personali, a formazioni e percorsi diversificati. Ma se volessi pensare a un canto del poema che ha fatto per me convergere e agire (in certi punti anche con le sorprese che vengono dalle riletture stratificate nel tempo) pressoché tutti questi orientamenti di giudizio o di lettura, direi che il XVI canto dell’Inferno si può porre oggi in una luce nuova, muovendosi nel suo tessuto i concetti del confronto col mondo politico contemporaneo, dell’ambiguità delle parole, della riflessione sulla capacità della poesia di porsi come portatrice di verità nel gioco variabile delle finzioni umane.
Che cosa suggerisce ai giovani studiosi e ricercatori che si occupano di Dante?
Per i giovani può contare la prospettiva di continuare il cammino già intrapreso da Dante verso un ideale di virtù e giustizia validi per tutti ma sopra ogni cosa sviluppabile col nutrimento di un’intelligente coscienza verso sé stessi e il mondo che sull’esempio proprio dalla parabola dantesca ha nella ragione critica il suo più saldo principio.