Il volume Se tu segui tua stella, non puoi fallire, uscito nel settembre scorso per Rizzoli-BUR, ha un sottotitolo eloquente: “I grandi narratori raccontano il loro Dante”. Raccoglie infatti i contributi di ben ventitré scrittori italiani e stranieri, proposti nell’ambito di incontri e iniziative organizzate dall’Adi-Gruppo Dante assieme a Università e Biblioteche in tutta Italia, tra aprile e luglio 2021. Il volume è stato poi realizzato grazie al sostegno del Comitato nazionale per le celebrazioni dantesche del 700° e al contributo di vari Enti, fra cui il Cepell (Centro per il libro e la lettura), con il prezioso e appassionato impegno del suo direttore, Angelo Piero Cappello.
Impossibile, nell’ambito di una breve scheda, dar conto della ricchezza dei testi, che riguardano sia singoli canti della Divina commedia, sia temi fondamentali, dalla giustizia alla vendetta all’immaginazione, sia aspetti della fortuna e della ricezione di tutte le opere dantesche. È interessante che, pur essendo numerosi, come è consueto, gli interventi dedicati agli aspetti infernali, a cominciare da quello del premio Nobel Wole Soyinka che tratta dell’infernofilia anche nell’Africa contemporanea, non sono pochi quelli che raccontano aspetti del Purgatorio, visto come luogo di approdo per osservare sé stessi e il mondo (Vanni Santoni) oppure come tempo di una verifica sulle ambizioni e i desideri di gloria, profondamente umani (Melania G. Mazzucco, Luca Doninelli), magari nell’ottica della nostalgia (Paolo Di Paolo).
Dante comunque è interpretato in modo libero e originale, proponendo inediti accostamenti tra passi e personaggi celebri (da Francesca a Ciacco a Ugolino…) e la nostra realtà, come fanno, in modi diversi, Maurizio De Giovanni, Alessandra Sarchi, Giuseppe Lupo, Edoardo Albinati, Nicola Lagioia e il compianto Antonio Pennacchi. Ma non mancano interpretazioni complessive, magari a partire da spunti personali, come nel caso di Walter Siti. Oppure attraversamenti di altre opere, come la Vita nova intesa come un concept album da Marcello Fois. E largo spazio è dedicato anche ai tanti modi in cui Dante è stato letto sia a livello popolare (Paolo Di Stefano), sia fra grandi interpreti o lettori come Boccaccio (Carmine Abate), Mandel’stam e Auerbach (Helena Janeczek), Proust (Alessandro Piperno).
Ricchissimi poi gli spunti offerti grazie agli sguardi da lontano di narratori affermati quali il rumeno Mircea Cartarescu, la statunitense di origini etiopi Maaza Mengiste, la tedesca Sibylle Lewitscharoff, il francese Yannick Haenel, la russa Marija Stepanova. Come scrive la statunitense Marilynne Robinson, “Dante si soffermava su parole tutte sue, le studiava per cavarne il significato più compiuto, quasi provenissero da profondità maggiori rispetto alle sue intenzioni, quasi fossero profetiche”. Questi contributi di grandi narratori contemporanei ci aiutano a seguire i tanti significati delle parole di Dante, a renderle, oggi, più nostre.
Alberto Casadei