Franziska Meier, Besuch in der Hölle. Dantes Göttliche Komödie. Biographie eines Jahrtausendbuchs, München, C.H. Beck, 2022, 214 pagine.
In occasione del settecentenario della morte di Dante, la monografia di Franziska Meier fa il punto sulla lunghissima, tanto variegata quanto intensa (e a volta sorprendente) fortuna goduta da Dante Alighieri e dalla sua Commedia attraverso i secoli. Gradualmente, la loro fama è uscita dall’Italia e, dopo aver conquistato lettori in altri paesi europei, è giunta nelle Americhe e, infine, in Cina e nel Giappone o, di recente, in Africa. L’ambizione del volume non è tanto quella di portare alla luce aspetti inediti di tale ampia, variegata storia e neppure vuole proporre la ricezione letteraria o artistica come un nuovo modo di avvicinare il capolavoro dantesco. L’obiettivo del volume Visita all’Inferno è piuttosto quello di individuare le caratteristiche della fortuna dantesca e di capire in maniera generale per quali ragioni la Commedia non ha smesso di affascinare lettori in tempi e in culture molto diverse tra loro. Per quali ragioni Dante è riuscito ad imporsi – fuori dell’Italia e aldilà delle solite cerchie letterarie – come un’autorità culturale di primo piano? Perché la Commedia o, meglio, singoli elementi e strutture dell’opera continuano a stimolare artisti, filosofi, teologici e scienziati e li spingono al confronto e financo all’appropriazione? In breve, il libro di Franziska Meier non prende come ovvio o scontato ciò che scontato non è – vale dire l’enorme successo riscosso dal poema dantesco a livello mondiale –, ma vi scorge semmai una matassa di interrogativi tutti da sciogliere e di percorsi da esplorare.
I quattordici capitoli del libro possono essere letti indipendentemente gli uni dagli altri. Essi offrono altrettante piste per addentrarsi nei meandri della ricezione di Dante. Si indaga la tensione fra la fruttuosa fortuna di singoli spezzoni dalla Commedia e l’ammirazione, ben istituzionalizzata, per un capolavoro intero nella sua perfezione formale. Si ripercorre il successo di alcune scene, personaggi o schemi narrativi mettendoli in rapporto con delle tematiche antropologiche consolidate a cui Dante riuscì a dare una convincente forma plastica. Ci si interroga su ciò che conferisce un’impressione d’universalità ad alcuni elementi della Commedia. Si mette a nudo il modo in cui, dal Trecento fino ai nostri giorni, l’opera dantesca (e la persona del suo autore) siano state sfruttate e spesso abusate per motivi politici e culturali. Si ricostruiscono alcuni contesti cruciali quali il Risorgimento e la fama di Garibaldi attraverso i quali la Commedia e il pensiero linguistico dell’Alighieri raggiunsero i paesi asiatici alla vigilia delle rivolte anticoloniali e anti-imperialistiche. Si riflette su ciò che aveva permesso a molti artisti di fare proprio il modello dantesco, producendone un’attualizzazione. Nell’ultimo capitolo del libro, infine, si riflette sulle possibilità che l’opera di Dante potrà avere, ancora in futuro, di sopravvivere alle varie contestazioni, fra le quali si profilano il “politicamente corretto” e la cancel culture.